venerdì 30 maggio 2008

Vecchi riti per vecchi politici

Posto il testo del comunicato stampa dell'opposizione in consiglio comunale che commenta la crisi irreversibile dell'amministrazione Lillo.
Un solo, laconico commento a margine: con questi comportamenti si aiuta una comunità a crescere?
Naturalmente, no; si acuisce invece il divario tra la politica e la Città. Inutile meravigliarsi, poi, soprattutto sotto elezioni, della disaffezione, del dileggio, della depressione che accompagna l'elettore.

UN ANNO PERSO
Finisce ingloriosamente la luna di miele dell'amministrazione Lillo.
Quella che in campagna elettorale era stata raccontata come una compagine unita, forte, decisionista, la sola capace di far impallidire tutte le precedenti amministrazioni, si è dimostrata litigiosa, tentennante, senza idee, incapace di occuparsi dei problemi della nostra Città.
E la mole di problemi irrisolti è sotto gli occhi di tutti.
In appena un anno, il sindaco Lillo, quello che diceva di aver scritto il programma amministrativo in un patto di ferro tra città e maggioranza, ha cambiato 5 assessori e la maggioranza che lo ha portato in Comune, aiutato, in questo tradimento politico, da due consiglieri di minoranza, Giuseppe Depascale e Orazio Scuro. La cui puerile giustificazione (“lo facciamo per il bene della città”) risulta irricevibile ed insultante per chi, come noi, lavora davvero e con serietà dai banchi dell'opposizione, senza chiedere nulla in cambio che non sia la stima e il rispetto dell'intera Comunità santermana.
E' solo un aiuto ad una amministrazione che ha pensato solo e soltanto ai propri interessi, incapace di attirare finanziamenti europei quanto di spendere con oculatezza le risorse interne, che sta portando Santeramo ad uno stato di depressione come mai prima conosciuto.
Un sindaco che ha vissuto di rendita sui progetti (tutti finanziati) lasciatigli in eredità dalla precedente giunta di centrosinistra (il PIS Aree Rupestri con la riqualificazione delle grotte di s. Angelo e dell'ex Enal; la ristrutturazione del Palazzo Marchesale; il nuovo complesso degli uffici comunali sul vecchio mercato coperto; la bottega di Bollenti Spiriti...) e che ha colpevolmente lasciato in mano alle altre città il Piano Strategico “La città murgiana”, unico canale per i finanziamenti europei, facendo rappresentare Santeramo da... professionalità non santermane.
Un vero disastro che racconta della crisi politica irreversibile che colpisce il centro-destra santermano ed il sindaco Lillo in prima persona.
Una crisi che un mero valzer di poltrone non cambierà in una favola.
Per il bene della nostra Città, sindaco Lillo
DIMETTITI

PD Santeramo, La Città in Comune, Italia dei Valori

giovedì 29 maggio 2008

Altro ballo, altra dama

Ultime dal Palazzo Municipale.
Una riunione turbolenta nella scorsa notte ha partorito una nuova maggioranza a sostegno (nel senso di sippunt) di sindacolillo: dentro i consiglieri di opposizione Depascale e Scuro (che chiedono in contropartita Urbanistica e Politiche Sociali) e fuori Nuovo PSI (Santoro e l'assessore Giancarlo Cardinale) e Azzurro Popolare (3 consiglieri e due assessori).
Una maggioranza ad undici per un sindaco che ha già le valigie pronte.
Un'altra prova di come la politica si sia imbarbarita e di quanto poco interessi il bene della Città.
Appena ho altre notizie, vi aggiorno.
Nel frattempo, siate felici, se potete.

martedì 27 maggio 2008

Indignarsi

Vi posto, senza commenti, un articolo di Famiglia Cristiana sul clima di xenofobia e violenza che sta crescendo in Italia. Aggiungo solo che lo condivido fino in fondo.

UN PAESE SMARRITO TRA RETORICA E VIOLENZA, TRA BUGIE E MEZZE VERITÀ
IL MEGAFONO DELLA LEGA SULLE PAURE DEGLI ITALIANI
Sulla sicurezza non c'è stato nel nostro Paese un vero dibattito

"Ormai si va avanti tra retorica e violenza, tra bugie e mezze verità. La Lega voleva subito una legge per il reato di immigrazione clandestina, ma sarebbe stato un insulto al Parlamento cambiare il Codice penale per decreto. La violenza si alimenta con proclami xenofobi, per cui a Roma qualcuno devasta negozi gestiti da extracomunitari regolari, e molti, senza indignarsi, ammettono: "Può succedere, ci sono troppi stranieri in città".

Poi ci sono le bugie: non c’è nessun motivo per punire i criminali stranieri con più forza di quelli italiani. E le mezze verità: l’integrazione si fa, ma non si dice; soprattutto non la si codifica in leggi. Il modello veneto, dove maggiore è l’integrazione, è lì a dimostrarlo: da un lato, la Lega accontenta gli industriali per la manodopera; dall’altro, cerca consenso elettorale alimentando la paura.

Sia la Destra che la Sinistra hanno accentuato oltre misura il problema della sicurezza, che è reale. Mesi fa, dopo l’omicidio della Reggiani a Roma, tutti d’accordo a proporre la deportazione in massa dei romeni. La politica s’è fatta il grande megafono delle paure degli italiani, più che sforzarsi di cercare soluzioni concrete, nel rispetto della legalità e dei diritti umani.

Gli immigrati in Italia producono il 9 per cento del Pil (il Prodotto interno lordo), cioè contribuiscono alla ricchezza del Paese. In soldi vuol dire 122 miliardi di euro, quattro volte la manovra necessaria a Tremonti per rimettere in sesto il Paese. Gli italiani lo sanno? Ci sono poi, più o meno, un milione di clandestini che producono un’altra quota consistente del Prodotto nazionale. Si chiamano badanti, ma anche colf, tenute fuori da ogni regolarizzazione. E tra non molto, come faremo con i raccolti delle mele in Trentino o con i pomodori in Campania e Puglia? Ci preoccupiamo se chi raccoglie è clandestino o regolare?

Il ragionamento sulla sicurezza si sgretola alla prova dei fatti. È più sicura una città senza immigrati o Roma, dove si rischia di morire, ogni sera, travolti da "pazzi" italiani ubriachi o drogati al volante? È più sicuro un territorio senza extracomunitari o intere regioni in mano a mafia e camorra? Se la sicurezza è un problema così assillante, perché in questi anni nessun volonteroso cittadino, gruppo o associazione hanno programmato ronde contro i camion della camorra e le discariche abusive? Solo i Rom, invece, sembrano responsabili di tutti i guai italiani!

Un vero dibattito sul pacchetto sicurezza non c’è stato. Forse, per soggezione verso la Lega? Solo i cattolici hanno parlato chiaro, contro chi indica i "mostri" da eliminare. Diamo atto al sottosegretario alla famiglia, Carlo Giovanardi, d’essere stato l’unico nel Governo a dire che il reato di immigrazione clandestina è una follia (vedremo se voterà con coerenza), ma gli altri cattolici, Rotondi, Scajola e Gianni Letta, non hanno nulla da dire? Neanche di fronte al rischio che l’ossessione si trasformi in un’isteria collettiva e che la situazione sfugga di mano alle istituzioni? Con le ronde si sa dove si comincia, ma non dove si finisce.

Intanto, la minaccia di reato per l’immigrazione clandestina non ha scoraggiato gli sbarchi. Sono troppi nel mondo a partire perché non sono più sicuri nel loro Paese. Le nazioni ricche si preoccupano della propria sicurezza, ma il nostro sistema economico globale, rende incerta e impossibile la vita di molte popolazioni. Che, per necessità, vengono a mangiare almeno le briciole che cadono dalla nostra tavola."

Famiglia Cristiana. Rubrica "In famiglia-primo piano"

lunedì 26 maggio 2008

Italiani: una faccia, una razza


Non riesco a mandar giù l'ipocrisia dei politici di destra, in particolar modo degli ex-post fascisti, di fronte alle violenze xenofobe che si succedono, sempre più frequenti, sempre più feroci da alcuni mesi. Perfino il sindaco di Roma ha ceduto allo scaricabarile, suggerito in diretta TG2 dal ministro Gasparri, sulla mollezza (suggerirei ai tipi il termine "panciafichisti") della sinistra che non manganella, non brucia campi nomadi, non cede alle ronde leghiste.
Certo, ha visitato i negozi devastati, promesso rimborsi e condannato tutte le violenze, "anche quelle di sinistra", ha detto.
Venti persone che, svastiche sul braccio, devastano con mazze negozi e vetrine, pestano a sangue un immigrato per dare una lezione agli stranieri, non sono l'evidente rialzare la testa del razzismo italico ma semplice delinquenza; anzi, una risposta ad un furto di portafoglio subito da un onesto indigeno del Pigneto che ha deciso di farsi giustizia da sé.
Insomma, colpa alle vittime, buffetto ai venti neonazisti.
E, tanto perché il messaggio giungesse diretto e senza equivoci, ecco il pestaggio di un giornalista web romano, reo di essere omosessuale.
Capisco sia dura dover ammettere che vi è, oggi, in Italia, una emergenza xenofobia che è strettamente legata alle radici fasciste di alcuni dei personaggi che ci governano e che, per vincere le elezioni, hanno soffiato sul pericolo stranieri per anni, con l'aiuto di media locali e nazionali.
Ma è così. E prima ce ne facciamo un ragione, prima potremo rimettere in moto i valori della solidarietà, della fratellanza, della comunità di diritti e doveri.
Chi soffia sul fuoco sa che nascerà un incendio.
Quanti di voi sanno cosa fosse "Der Sturmer"?
 

sabato 24 maggio 2008

Ancora sulla crisi di "Divania"

Vi giro l'invito al convegno, promosso dal PD santermano, sulla crisi del settore del mobile imbottito nel nostro territorio. Nella speranza che si cominci a parlare con serietà di quello che sta accadendo e del futuro temibile che ci attende.
Finora, nelle occasioni pubbliche di dibattito sono mancati gli attori principali: i lavoratori. Che qualcuno dipinge apatici, utilitaristi e ingordi. Ma che io credo sfiduciati.
Se potete, fate girare l'invito tra questi ultimi.

lunedì 26 maggio 2008
ore 19, Sala Alfia, Hotel Sole di Puglia, Santeramo in Colle
incontro sul tema:
“CRISI DEL SALOTTO: ANALISI E PROSPETTIVE DI SVILUPPO”
intervengono:
Sandro Frisullo
Vice Presidente della G.R. Pugliese, Assessore alle Attività Produttive
Vincenzo Divella
Presidente Provincia
On. Dario Ginefra
Parlamentare e Segretario provinciale PD
On. Ludovico Vico
Parlamentare PD, Commissione Attività Produttive della Camera
Mario Loizzo
Assessore Regionale ai Trasporti e alle Infrastrutture
Gianna Mastrini
Assessore provinciale alle attività produttive
Vito Lillo
Sindaco di Santeramo
Antonella Maiellaro
Resp. del settore della Confindustria di Bari
CGIL, CISL e UIL
Rappresentanti delle Segreterie Regionali

venerdì 23 maggio 2008

Non ho dimenticato

Un fiore su quell'autostrada siciliana per un uomo coraggioso.

giovedì 22 maggio 2008

Tiene famiglia

E' durata pochissimo la pax tra governo ed opposizione. A farla venir meno è stato il tentativo nascosto di far passare, nel decreto salva infrazioni comunitarie in tema di frequenze tv, una moratoria che salvasse Rete4 dal trasferimento sul satellite.
Complice il nuovo presidente della camera che ha ritenuto presentabile, in via eccezionale, l'emendamento.
Con buona pace di chi credeva giunto il tempo degli agnelli che bevono alla stessa fonte dei lupi.
Il conflitto di interessi soffoca da decenni la nostra politica: tra editti bulgari, intimidazioni, cause civili per miliardi di euro intentate contro chi osa sollevare dubbi, sbertucciamento degli onesti su tutte le tv nazionali e locali, giornalisti culturalmente modesti sdraiati sulle posizioni del re, programmi zeppi di pubblicità e di inviti ad acquistare per essere qualcuno, si sono perse le velleità democratiche di molti di noi. Smarrite in un bazar di cianfrusaglie passato per expo.
DiPietro ha dato voce alle trombe dell'indignazione, seguito a ruota dal PD e, pensa un po' tu, dall'on. Luciano Dussin (Lega) preoccupato dal venir meno del clima di concordia nazionale.
Della qual cosa siamo tutti preoccupati.
Ma, in cuor nostro ipocritamente felici che si sia tornato a parlare di democrazia ed onestà.
Valori in disuso che alcuni di noi portano, con ostentazione, sul bavero della giacca.
E che si sia toccato un nervo scoperto lo dimostra la querela, con allegata milionaria richiesta di danni, annunciata dal presidente di Mediaset contro l'on. Zaccaria che nel suo intervento parlamentare ha ricordato le implicazioni borsistiche del blitz pro Rete4.
La solita strategia che punta a spaventare e chiudere la bocca all'intelligenza.
Adesso si spiega quell'alzare gli scudi contro Travaglio...

mercoledì 21 maggio 2008

Azzuffatina

Giunta con azzuffatina, direbbe Montalbano dell'incontro dell'esecutivo santermano di ieri.
I malumori sono tanti e non si curano più di abbassare la voce.
Nè di restare nell'ombra, come recita il manuale del perfetto amministratore.
E così si può assistere a code di consiglieri di maggioranza che richiedono copie integrali delle delibere di giunta; a consiglieri che, come statue del Madame Tussaud, presidiano i punti caldi dell'amministrare cittadino e, come piccole vedette lombarde, tengono alto l'onore dei partiti di provenienza; assessori che, con troller al seguito, vagano per gli uffici fotocopiando a più non posso...
Una lapstik in salsa santermana che capisco facciate fatica a credere vera. Ma è vera.
Con tanto di dixieland in sottofondo.
Visti i tempi che ci è dato attraversare, meglio farsi due sane risate.
Meglio, sì.
Altrimenti, sai che cabasisi...

martedì 20 maggio 2008

Oggi come ieri?

"Sudici, pigri, infidi, disonesti: i peggiori stereotipi legati all'immagine degli zingari circolarono tanto più diffusamente nella Germania hitleriana, quanto più l'ideologia nazista era fondata sul mito della purezza della razza e sull'incubo rappresentato dai cosiddetti asociali. Alla prova dei fatti, i pregiudizi negativi non mancarono di tradursi in pratiche discrminatorie e persecutorie."
E' l'inizio della recensione di Sergio Luzzatto al libro "La persecuzione nazista degli zingari" di Guenter Lewy (Einaudi Editore), uno studio approfondito e documentato sui meccanismi ideologici e politici che portarono decine di migliaia di zingari europei a morire nei campi di sterminio.
La figura del gitano ha sempre tenuto insieme due sentimenti contrapposti: quello romantico del senza confini, ribelle quanto basta per far sognare e astuto sfruttatore dei ricchi; quello poliziesco del furfante, assassino, ladro di bambini e cavalli, uomo senza scrupoli abile col coltello.
Nella memoria di molti adulti di oggi è incisa profondamente la frase, detta dalle mamme e dalle nonne durante capricci interminabili: se non la smetti ti dò agli zingari!
Frase che ha nutrito secoli e secoli di pregiudizi e paure.
E che sarà presente nelle agitate notti di leghisti e fascisti al governo di questa Italia dimentica di quanto subìto in America agli inizi del Novecento (leggere G.A. Stella, L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi).
Anche se non sembrano inventarsi nulla di nuovo se, nel 1899, in Baviera, viene istituito un ufficio di coordinamento degli interventi contro gli zingari, con il compito di segnalarne la presenza sul territorio, controllarne i documenti, le proprietà, fotografarli e schedarli.
Per deportarli, via, lontano dalle civili Germania ed Austria.
Così, oggi, gli zingari sono tornati ad essere un problema di polizia.
E se ne propone la deportazione oltre gli italici confini.
Come ieri.
Come sempre.

lunedì 19 maggio 2008

Cosa nostra

E' un documento tutto rivolto agli interessi delle aziende, quello che ha visto la luce venerdì scorso a Matera.
Eppure, in mattinata, durante la seduta allargata del consiglio comunale di Santeramo, tutti i Sindaci intervenuti hanno sparato ad alzo zero contro le pretese delle aziende produttrici di divani della murgia barese-tarantina di considerarsi soli ed unici soggetti in questa lunga e pericolosa crisi del settore.
Come sempre accade a DivanCity, i lavoratori sono un mero orpello.
E mentre tutti si sbracciano contro la cassa integrazione selvaggia e senza prospettive di rientro avviata dalla Natuzzi SpA, sui tavoli che contano, dove le scacchiere politiche "nazionali" contano più di 2400 vite, si accetta un'analisi della crisi modestissima e di parte.
Dal documento, salvo veloci e scarni richiami alle preoccupazioni dei sindaci, è sparito il termine lavoratore sostituito (ah... le temps, recitava il poeta!) da quello azienda.
Che chiede, come sempre ha fatto, soldi e sgravi al governo senza presentare uno straccio di piano aziendale per il futuro dell'intera area.
E mai che una sola lira di quei finanziamenti sia andata al futuro dei lavoratori.
Oggi, con la situazione precipitata ad un punto di pericoloso non ritorno, le aziende chiamano a raccolta la politica perché si faccia carico delle loro esigenze.
Ancora una volta, la palla alla politica.
La Regione Puglia, finalmente, ha risposto che, senza piano industriale, niente soldi, solo ammortizzatori per i lavoratori.
Una posizione seria che contrasta con le strane resistenze delle aziende a rendere pubbliche le strategie per il futuro.
Sentiremo le opinioni del governo e dei suoi numerosi sottosegretari.
E, se saremo fortunati, anche quelle dell'informazione pubblica.
E, in tutto questo vociare, i lavoratori e le famiglie, ancora una volta, assistono a quello che altri decideranno sul loro futuro.

mercoledì 14 maggio 2008

Le Città murgiane si incontrano

Santeramo ospiterà venerdì 16 il Consiglio intercomunale per discutere dello "Stato di crisi del settore del mobile imbottito -esame situazione complessiva anche alla luce delle recentissime decisione di nuova cassa integrazione ordinaria- approvazione documento di impegno e di sostegno". Convocata simultaneamente dal sindaco e dai consiglieri di opposizione di Santeramo, questa seduta politico-istituzionale davvero insolita per la nostra Città proverà a far sentire forte la voce unica del territorio murgiano, preoccupato per il suo futuro lavorativo ed economico.
Alla seduta parteciperanno i Comuni di Altamura, Laterza, Gravina e Ginosa.
Inizio alle ore 10 presso l'auditorium dell'ITC Dell'Andro (via P. Sette).
In serata, poi, Matera terrà il proprio Consiglio comunale, al quale ha invitato i Sindaci dei Comuni pugliesi.
Una giornata, insomma, interamente dedicata alla crisi del divano.
E, soprattutto, ai lavoratori, che sono quelli che rischiano di più.
Chi può, non manchi all'appuntamento di venerdì 16 e diffonda l'invito a far sentire alta e forte la voce della popolazione murgiana.
Su la testa!

Ps. ho inviato una mail ad Anno Zero, nella speranza che raccolga il nostro bisogno di essere visibili. Ed ascolti la nostra storia lunga trent'anni.

martedì 13 maggio 2008

Se vi sembran pochi...

Qualcosa non funziona nel mondo dell'informazione nazionale. Se per duemila lavoratori di Malpensa è caduto un governo, ha avuto un exploit la Lega Nord e nascono come funghi cordate in aiuto di una crisi irreversibile, per la crisi del settore del divano, nella nostra area appulo-lucana, non si è mosso nulla di così importante. Ed i numeri di un disastro annunciato sono di cinque volte maggiori rispetto al lombardo.
Alle preoccupazioni sindacali e dei lavoratori hanno risposto solo le Istituzioni locali e regionali.
Assenti le testate giornalistiche nazionali, i programmi televisivi di inchiesta giornalistica, i talk show, insomma tutto quello che in Italia fa informazione.
Una cappa di silenziosa indifferenza, quasi le braccia e le menti dei nostri operai valgano meno, molto meno dei lavoratori padani.
Dovrebbe servire a rompere questo silenzio l'iniziativa presa dai sindaci del territorio di incontrarsi, insieme ai consigli comunali ed alle Istituzioni lucana e pugliese, in un consiglio intercomunale da tenersi a Matera, probabilmente venerdì 16 maggio.
Lanciando tutti insieme un grido di preoccupazione per quella che potrebbe diventare, senza adeguati interventi, una vera catastrofe per l'area della Murgia barese-tarantina-materana.
Il comunicato diramato dalle OO.SS. della Natuzzi SpA il 9 maggio scorso chiama direttamente in causa la principale azienda produttrice di divani, accusata di non volere divulgare il piano industriale, nonostante la Regione Puglia lo richiami a gran voce per concordare, insieme all'azienda, gli interventi necessari.
L'assenza, o meglio la difficoltà a rendere pubblico il piano industriale lascia dubbiosi sindacati, lavoratori e politica.
Ed il timore, neppure tanto nascosto, è che l'azienda voglia liberarsi definitivamente di migliaia di lavoratori senza pagarne il fio, trasformandosi in una azienda di concept e marketing per la produzione di divani. Soluzione che non necessita, per realizzarsi, di più di cinquecento lavoratori.
Una soluzione "moderna" che lascia sul territorio solo il made in Italy.
Un patrimonio di conoscenze costruito con l'apporto di oltre 15mila lavoratori che viene messo da parte.
Per questi numeri, altrove si sarebbe mosso un mondo intero.
Per molto meno, è caduto un governo.
Dovremmo tutti alzare la voce e far sentire il disagio che ci sta corrodendo dentro.

Nell'incontro con il Sindaco di Santeramo di venerdì scorso ho proposto di mostrare, forte, la dignità delle Istituzioni Locali, spingendo la Natuzzi SpA, nello specifico, e le altre imprese produttrici ad assumersi in prima persona le responsabilità che gli competono.
Perché il territorio, con gli uomini e le donne che lo hanno fatto crescere, non può essere solo una mucca da mungere, ma un patrimonio di sapere da difendere.
Ed ho proposto di acquistare, i Comuni insieme, una pagina intera del Corriere della Sera dove raccontare la paura per il presente e la preoccupazione per il futuro di circa 10mila famiglie.
Lanciando, così, la crisi del divano sul piano nazionale.
Ad oggi, nessuna delle due proposte sembrano sul tavolo dei Sindaci.
Chissà se nel consiglio intercomunale avrò modo di riproporle.

Ps. Questa mattina i consiglieri comunali all'opposizione di Santeramo hanno protocollato una richiesta di convocazione del consiglio comunale con all'OdG la discussione sulla Cassa integrazione alla Natuzzi e sulla crisi del settore. Serve un pronunciamento forte della nostra Città visto che, a Matera, più che una testimonianza non è possibile.

lunedì 12 maggio 2008

La prima intervista del nuovo sindaco di Roma

Che colpo mediatico, la prima intervista di Alemanno sindaco della Capitale. Sono capitato casualmente sul sito dell'inglese Timesonline ed ho trovato un titolo che mi ha fatto trasalire: "Italy needed fascism says the new Duce".
Ve lo giro così come l'ho trovato. Giudicate voi.

From The Sunday Times
May 11, 2008
Italy needed fascism, says the new Duce
His rise has prompted fears of a far-right revival, but Gianni Alemanno, the mayor of Rome, says he is no bogeyman
John Follain

The new mayor of Rome, a former neo-fascist, has praised Benito Mussolini as an inspired architect who modernised Italy.
The election of Gianni Alemanno, 50, has prompted fears of a fascist revival because he once led the neo-fascist Italian Social Movement (MSI). His arrival at the city hall was celebrated by a crowd giving the fascist salute and chanting, “Duce! Duce!” – the title used by Mussolini, who ruled Italy between 1922-43.
Speaking to The Sunday Times in his office overlooking the Forum, Alemanno was at pains to deny in his first interview with a foreign newspaper that he was “a fascist or an ex-fascist or a postfascist”.
A wiry, energetic figure, he explained: “The left describes me as a bogeyman, a nasty Blackshirt, but that’s a complete lie.
“People calling me ‘Duce’ makes me laugh. I’m not at all fascist and I think that today the word belongs to the history books. I’ve grown to hate all forms of totalitarianism, whether of the left or of the right.
“I’ve never described myself as fascist, even when I was young, but in the 1970s and 1980s we on the right believed fascism was substantially positive. Now we realise it was totalitarian and generally negative, it has to be condemned.”
Asked whether he still sees anything positive in the fascist legacy, he replied: “What’s historically positive is the process of modernisation – fascism was fundamental to modernising Italy. The regime reclaimed much marshland; it set up the country’s infrastructure.” Mussolini drained the malaria-infested swamps, allowing peasants to work the land.
Alemanno praised a district south of Rome, which Mussolini built as a symbol of fascism, calling it an example of “architecture that was part of the modernisation process and gave importance to Italy’s cultural identity”. The EUR district’s monumental style, built for an international exhibition that was abandoned because of the war, was modelled on that of ancient Rome.
Alemanno spoke as Silvio Berlusconi, 71, the media tycoon, was sworn in for a third term as prime minister, heading one of Italy’s most conservative governments since the second world war. Among them is Mara Carfagna, 32, a former television showgirl, who is equal opportunities minister and one four new women ministers.
An officer’s son, Alemanno became politically involved at 13 and later fought street battles with left-wing opponents. He was arrested in 1981 for beating up a student with four other neo-fascists wielding baseball bats; in 1982 for throwing a Molotov cocktail at the Soviet embassy; and in 1989 for trying to block the motorcade of the first President George Bush. Each time he was acquitted.
During the interview, Alemanno came closer than before to saying he was guilty of all three incidents. At first he said they were marginal and he had been acquitted. Questioned about whether he regretted the episodes, however, he answered: “Of course if I had to go through those years again I wouldn’t do those things again, despite the fact there was a civil war going on at the time.”
He pointed to a scar on his upper lip. “One guy threw a punch and split my lip. But far more serious than this scar is the fact that many activist friends of mine were killed by left-wing activists.”
Alemanno went on to become part of the conservative National Alliance party’s most right-wing faction. An MP for 14 years, he served as agriculture minister during Berlusconi’s last term of office without attracting controversy. However, his campaign against Franco Rutelli, the centre-left former mayor, with its emphasis on crime and immigration, prompted accusations that he was playing the race card.
“I realise people may think I’m being harsh, but in Rome we’re living through an emergency; we have to regain total control of the territory,” he said.
“In the south of Italy the problem is the mafia. In Rome the problem is immigration: there’s a large group of desperate people who survive in dodgy ways.”
He wants to expel 20,000 foreign criminals. “We have to put these people on planes home but we need the okay from countries such as Romania, so we’re going to work on that,” he said.
As the interview ended, Alemanno made one last attempt to rid himself of the label that has stuck to him for years: “It would be impossible for a fascist to be elected mayor of Rome. Rome is a city that has solid democratic roots and that respects everyone. The Romans are not mad and neither am I.”

Questo è quanto. Naturalmente, Alemanno dirà che è stato frainteso. O griderà allo scandalo.
Nel frattempo, come è giusto che sia, queste persone faranno la politica italiana per i prossimi cinque anni. E le premesse non sono bellissime:
espulsioni in massa degli immigrati clandestini, caccia ai Rom, sospensione del trattato di Shengen per i romeni.
Chissà chi pagherà tutto questo odio sparso a quattro mani.
A quando i cartelli sulle vetrine dei nostri negozi, "qui non entrano cani e romeni"?

Una classifica da primato

Con quella di oggi, sono 375 le vittime del lavoro in Italia dal primo gennaio.
Un dato numerico sconvolgente che lascia senza parole; perché l'Italia è una delle nazioni al mondo che può vantare una lagislazione sulla sicurezza sul lavoro tra le più avanzate sulla Terra. Normativa che non risulta sufficiente ad evitare quelle che, con un buonismo totalmente fuoriluogo, chiamiamo "morti bianche".
Come se il loro sangue fosse diverso da quello di chi dovrebbe tutelarli.
Come se le loro famiglie vivessero sotto le pale del mulino bianco.
Uno stillicidio continuo che sembra auto alimentarsi, di morte in morte. Senza che le aziende, senza che Confindustria, decidano di rispettare la legge alla lettera, costi quel che costi.
Al dio denaro, al profitto sporco di sangue nessuno vuole, oggi, rinunciare.
Fateci caso: la notizia di una morte sul lavoro non va neppure più in prima pagina di TG.
Forse colpa della scorpacciata mediatica offerta dalla Tyessen, mesi fa.
E così è precaria anche la morte.

giovedì 8 maggio 2008

A Peppino, con affetto

Domani saranno trent'anni che Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia. Una data troppo importante per essere dimenticata.
Voglio ricordarlo con un bellissimo video che ne racconta la vita, l'impegno, la morte sulle note dei Modena City Ramblers e con le foto della manifestazione CENTO STRADE PER PEPPINO, promossa dagli studenti dell'ITC Dell'Andro di Santeramo.
Alla presenza dei Sindaci di Santeramo (Zeverino) e Cassano Murge (Gentile), il fratello Giovanni ha inaugurato via Peppino Impastato, vittima della mafia.
Una giornata di cui andar tutti fieri.

Ps. Radio3 dedica la puntata di "La Storia in giallo" di sabato 10 a Peppino. Da non perdere.



mercoledì 7 maggio 2008

Morire per delle idee

Riflettevo sul pestaggio e la morte del giovane veronese e sull'inutile borbottio moralistico che ne è seguito.
Dopo molti anni, si torna a morire per nulla. Come negli anni Settanta, un capo di vestiario, un intercalare, un'idea del mondo diversa ti rendono bersaglio.
Nicola Tommasoli, codino e fare sinistro, è stata la vittima designata di una campagna d'odio politico lanciata, da anni, impunemente, dalla Lega e dalla destra estrema e xenofoba.
Così come trent'anni fa, avere idee diverse portava al pestaggio; a volte, alla morte. Nei miei ricordi di adolescente, una Roma con aree dove, io giovane di sinistra con eskimo e tolfa, non potevo metter piede.
Quanto sangue sui selci e quante lapidi a commemorare.
Ma davvero è questa l'Italia che alcuni vogliono?
Ma davero è questa l'Italia che sogniamo?
Se Città civilissime come Verona, medaglia d'oro alla Resistenza, lascia campo libero a ronde di giustizieri leghisti e neofascisti il futuro è gonfio di nubi.
Che Nicola si sia sacrificato per la Ragione, affiché si svegli da quel sonno ventennale che l'ha presa.
Risvegliandoci da quest'incubo.

giovedì 1 maggio 2008

La Festa al lavoratore

Avranno poco da festeggiare quei 1200 lavoratori della Natuzzi SpA che vanno in cassa integrazione senza nessuna speranza di rientrare.
Come non festeggieranno tutti quei morti ammazzati sul lavoro per l'ignavia colpevole delle aziende.
E non capisco cosa abbiamo poi noi da festeggiare, oggi, pura meccanica di supporto ad ingranaggi più grandi e complessi del nostro piccolo territorio.
Un mondo di precari, in tutti i sensi.