lunedì 20 novembre 2006

Echi di libertà

Anni fa, Gregory Corso, poeta americano, chiedeva agli studenti universitari italiani come potessero tollerare la convivenza con il papa senza sentirsi poco liberi, costretti, obbligati come sono a condividere anche l'aria.
Corso dichiarò che non avrebbe potuto scrivere, sentirsi libero.

Gli attacchi rivolti alle imitazioni di Crozza e Fiorello ed ai monologhi della Litizzetto hanno un sapore antico, quello della censura papalina di memoria pre unitaria.
E seguono a ruota una insofferenza, sempre maggiore, sempre più aggressiva ed intollerante, della politica italiana. Che non sa più costruire progetti, indicare orizzonti, coinvolgere in sogni.

Solo ridurre gli spazi dedicati alla libera espressione del pensiero.
Resta solo una enorme pena per questi tempi senza pretese.

salve

E’ disastroso essere un cervo ferito.
Io sono il più ferito, i lupi incombono,
e ho anche i miei cedimenti.
La mia carne è presa nell’Amo Inevitabile!
Da bambino vidi molte cose che non volevo essere.
Sono la persona che non volevo essere?
La persona tipo parlar da soli?
La persona tipo favola dei vicini?
Sono io colui che, sugli scalini del museo, dorme
su di un fianco?
Indosso la stoffa di un uomo che ha fallito?
Sono lo scemo del villaggio?
Nella grande serenata delle cose,
sono io il brano più soppresso?

Gregory Corso
da ‘benzina’ (edizione italiana TEA, Milano, 1999)

1 commento:

Cuor di Ciccia ha detto...

Così come allora Marforio, Donna Lucrezia e l'abate Luigi parlano ancora contro il potere temporale del papato... e ce ne fossero di statue parlanti in tutta italia!!!
Ogni volta che esce un "Pasquino" ritorna anche un "Benedetto XIII" che condanna a morte chi fa pasquinate. Oggi come ieri l'Italia non cambia... purtroppo!!!